THERE'S A WITCH IN THE WOOD

"LE COSE SON SEMPRE QUEL CHE SONO, MA SPESSO NULLA È CIÒ APPARE"

CAP. 01 BARUKA.

C’era una casetta nel bosco, senza recinto ne cancello, adorna e circondata solo da alberi.

Aveva due piani,  tre se consideriamo la mansarda, divise a loro volta in 3 piccole stanze, una cucina a piastrelle bianche e nere ed un lungo, lungo corridoio.

Vi abitava una bambina con delle grosse orecchie da gatto. Era minuta, pallida e indossava sempre un lungo vestito bianco.

Era un po’ strana questa bambina con le grosse orecchie da gatto: Di giorno di solito dormiva nella mansarda, solo dopo la mezzanotte soleva alzarsi dato che amava prendere un bicchiere di latte fresco e gustarselo ascoltando le sue trasmissioni radiofoniche preferite.

Aveva un'altra particolarità questa strana bambina con le grosse orecchie da gatto: era fifona, tremendamente fifona; temeva soprattutto l’oscurità ove, da come gli han raccontato da piccola, si annidavano fantasmi e mostri di ogni orrida sorta.

Una sera d’autunno come al solito si alzò per la sua bevuta di buon latte fresco, solo che pioveva a dirotto quella sera, ed inoltre tuoni e lampi frustavano e percuotevano in continuazione il cielo.

Oltre a spaventare la nostra fifona con le grosse orecchie da gatto, quella tempesta fece saltare la corrente così che tutta la casa fu pervasa da un’inquietante semioscurità.

La nostra protagonista però non poté resistere al richiamo della golosità e si avventurò comunque nel lungo corridoio verso l’ambito latte.

Mentre quatta quatta percorreva l’andito, scricchiolava sghignazzante il pavimento, inoltre, di tanto in tanto, si udivano inconsueti schiocchi provenire apparentemente dalle giunture dei mobili e dagli oggetti, come se qualcuno si divertisse a spezzare il silenzio quando esso si faceva troppo assordante. Giunta a metà corridoio, atterrita si fermo quando notò di essere osservata dalla finestra da un’oscura strega.

Era inquietante, gobba e con delle dita lunghissime pronte ad afferrare e divorare. Batteva insistentemente alla finestra la megera voleva entrare e saziarsi.

Il cuore della bimba sembrava voler scoppiare per quanto forte batteva, in preda al panico cercò allora conforto appoggiandosi al muro.

Solo in quel momento si accorse che qualcuno era già entrato in casa e si stava muovendo con lento ma inesorabile passo cadenzato. Inoltre faceva uno strano verso il mostro:  battendo i denti metallici ringhiava come un selvaggio animale.

Un’improvvisa botta alla finestra da parte della strega mandò nel panico più totale la nostra strana e fifona bimba, così che cominciò a correre all'impazzata verso la cucina.

In un attimo però si ricordò del secondo mostro, e nel tentativo di frenare di colpo cadde per terra.

Subito a gattoni tentò di tornare dov'era prima ma si rese conto di esser circondata:

Dietro di sé la strega , davanti a sé qualcosa di peggiore probabilmente. Mani sulla testa e tremante quasi si rassegnò alla sua inesorabile fine. Ma… un lampo, lungo e silenzioso svelò il torbido inganno. Alla finestra altro non era che il vecchio e spoglio albero del giardino , girandosi in direzione del secondo mostro notò che i passi non erano tali, bensì il suono era causato dal periodico e ritmato incedere del pendolo dell’orologio. Rimanevano tuttavia quel battere di denti e quel verso animalesco che però improvvisamente cessarono.

Nel silenzio null'altro si udiva ora, se non il rassicurante scrosciare della pioggia, ed un melodioso canto di donna.

La piccola si diresse allora verso la cucina e giunta sull'uscio notò due sagome all'interno, una più grande vicino ai fornelli e l’altra più piccola a pochi passi da lei.

Un secondo lampo illuminò nuovamente il tutto. La figura più grande, quasi completamente di spalle, si rivelò esser una donna intenta a versarsi del caffè in una grossa tazza.

A pochi passi da lei invece la nostra bimba dalle grosse orecchie da gatto incrociò gli occhioni azzurri e sgranati di un’altra bimba con in mano una tazza di latte.

Un tuono, uno strillo e il rumore del bicchiere che s’infrange per terra scandirono quegli attimi,

Poi di nuovo oscurità. Questa volta però la nostra protagonista non provò terrore, semplicemente capì qualcosa... 

Tornò poi la luce elettrica e mentre la nostra strana e fifona bimba dalle grosse orecchie da gatto svaniva, la figura di spalle si girò esclamando all'altra bimba: <<Sarah era solo un tuono, perché fai quella faccia non hai mica hai visto un fantasma?!>>